A poco più di un mese dalla fine
dello storico sciopero degli sceneggiatori e degli attori che ha
paralizzato l’industria del cinema americano, il tema
dell’intelligenza artificiale in rapporto con il cinema è al
centro della 28/a edizione di Capri Hollywood, in corso fino al
2 gennaio, con incontri e simposi. A presiedere il dibatto
Gabriele Pao-Pei Andreoli, premiato con il Capri Person of the
Year Award, ed accanto a lui un maestro come l’irlandese Jim
Sheridan (Il mio piede sinistro, The Boxer), alfiere da sempre
del cinema politico.
“L’intelligenza artificiale è pericolosa per la cultura?, si
domanda Andreoli, un passato giovanile da attore nella storica
serie televisiva I ragazzi del muretto, oggi divulgatore
scientifico e studioso internazionale di neuroscienze. “Ogni
volta che usciamo dalla nostra comfort zone, siamo obbligati a
fare uno sforzo, creiamo una micro-genesi in noi, sviluppiamo
nuove abilità. La vera differenza tra noi e le macchine sta nel
nostro essere umani, inteso come essere biologici. La macchina
non può evolversi da sola, mentre noi abbiamo questa abilità.
Dunque, l’unico modo in cui possiamo vincere le macchine è
conservare la nostra genetica e portarla sempre verso lo
sviluppo”.
Appuntamento greco e romano del festival, nella Sala Diefenbach
della chiesa di San Giacomo proposte occasione di confronto tra
gli ospiti del festival prodotto da Pascal Vicedomini con il
sostegno del MiC (DG cinema) e della Regione Campania con Intesa
Sanpaolo e Givova. vicinissimo tema “Essere artisti nel clou della
rivoluzione digitale globale”.
Sull’isola azzurra sono arrivati intanto altri protagonisti
dello spettacolo da tutto il mondo, tra loro l’attore Vincent
Riotta e la musicista Rosey Chan (UK), la stella egiziana del
cinema Amr Saad, gli italiani Andrea Scarduzio (Equalizer 3) e
Filippo Laganà, tutti accolti dal chairman Premio Oscar Bobby
Moresco.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA